oggetti smarriti
Ricominciamo a scrivere. Questo il piano.
Com'é che si era deciso di iniziare? Mi pare tipo: "grande ritorno di Geodisney, il blog più amato del web". Vento di sottofondo. Balla di fieno che rotola lentamente nella polvere. Musiche di Ennio Morricone.
Primo post della nuova era e ho in mente solo piccole bozze sconnesse. Pensieri da ordinare. Rabbia, orgoglio, pregiudizio e Jane Austen. Guardo annozero (fischi).
Qui fa freddo quando e come non dovrebbe e c'é un nuvola di cenere non metaforica in arrivo. Ma ieri mi é stata riferita un'idea che mi fa pensare. Sembra banale e pertanto va scritta. Dice che il mondo, la terra e la vita in sé sono entità composte e complicatissime, ma che gli elementi che formano le infinite combinazioni sono sempre pochi e semplici.
La sostanza é che, quindi, forse - conciossiacosaché - sto sbagliando in toto. Mi faccio angosciare dove non dovrei, invece di raccogliere quei quattro mattoni che mi servirebbero per capire tutto. Ora non parlo di scienza, ma di dinamiche sociali, politiche, esistenziali. Vita quotidiana e Herman Melville, se volgiamo (ma anche se vogliamo). Confusi? Siamo almeno in due. Vediamo, quindi, cosa ne viene fuori.
Prima di tutto credo di soffrire di angoscia da incomprensione: stitichezza da banalità comunicativa.
Sento di vivere la vita costantemente come uno che si é perso. Ecco. Mi sento uno che cerca una strada fra tante, tra elementi vaghi e gente che fornisce - gentilmente o a sbraito di maiali al macero - indicazioni sbagliate. Vorrei che qualcuno mi dicesse una verità! Perché una verità da comprare, per quanto economica, mi farebbe comodo. Voglio qualcuno che mi guidi e voglio dirgli in faccia ad occhi chiusi: "Hai ragione!" - lo farei anche da non pagato, giuro.
Ma poi capisco che é sbagliato, e l'angoscia diminuisce (e Jane Austen si fotta).
Occorre fare un passo alla volta, ma sulle proprie gambe. Bisogna capire cosa vuol dire quell' "essersi persi". E bisogna anche imparare a spiegarsi: fatica che sia - tanta, per una mente contorta come la mia. La partenza é lenta e di una malavoglia verghiana. Mi sento come uno che ricomincia a fare sport dopo qualche anno di pausa. Scricchiolo e ansimo come Giuliano Ferrara quando deve farsi il bide'. Ma se riparto, non voglio fermarmi più: essere, un giorno, un "nonno che racconta".
Seconda cosa: una verità venduta é sempre grande, convoluta e, soprattutto, giustificata. Regola di mercato vuole che quando si vende, si vende la scatola e non mai il prodotto (parole non testuali del Manrico).
Una verità conquistata, d'altro canto, é sempre piccola e semplice come un mattone. Magari dura, brutta e ruvida, perché fatta di critica. Ma ci si può sempre costruire sopra qualcosa. Confusi? Siamo sempre in due.
Tre, con il cervello di Gasparri.
Oggi e' un alto giorno. In senso lato, non metaforico. Cioé: avevo salvato il post e ora mi trovo a rileggerlo a una settimana di distanza - prodigi della tecnologia. Sorprendentemente mi trovo ancora d'accordo con me stesso, a grandi linee. Penso sia un bene. Di diverso c'é il sole fuori , fa un po' più caldo e la cenere blocca-aerei dicono sia passata/scongiurata/notizia di ieri. Si vola.
Io facevo il tifo per la nuvola e per il piccolo vulcanetto impronunciabile e mai sentito dell'isola europea di bancarotta. Il nemico, nella mia mente é sempre il grande mostro capitalistico. Mi piaceva l'idea di poter vedere le cose nude, per un lungo momento. Ma forse tutto si riduce al fatto che mi piace tifare per i perdenti.
Non so ancora se questo post mi piace o meno - è, in effetti, lievemente incasinato. Vorrei essere più brillante, comico e profondo allo stesso tempo. Fare battute intelligenti. Ma la scrittura non ponderata riflette i limiti che non riusciamo a vedere quando parliamo e svela l'acriticità atrofica (non solo assuona, ma ha anche senso!) di tutti i giorni.
Per dicela tra noi, come vecchie comari in una sera d'estate: vorrei scrivere di più. Mi fa sentire bene.

Commenti
Questo post non mi piace. :-)
Ma una promessa va mantenuta.