Ground-ground thoughts about a burning postmodern issue: on liberty, again, with a special focus about chance
Sottotitolo: mi ero impegnato a scriverlo, e procedo. Ogni post futuro sulla libertà dovrà recare il titolo in lingua inglese, come da tradizione ormai consolidata. O, in alternativa, il titolo in italiano e il testo in inglese.
Esiste un enorme numero di eventi per i quali non siamo in grado di fornire una legge fisica che li governi. Per dirla meglio, per i quali non siamo in grado di fornire una legge fisica che li descriva sufficientemente bene. Poiché abbiamo bisogno di descriverli comunque, diciamo che essi sono il caso, e che l’osservazione su di essi ritornerà risultati casuali. Se lanciamo un dado, non siamo in grado di dire quale faccia si appoggerà sul tavolo: non lo possiamo fare perché è troppo complicato fisicamente, troppe variabili in gioco. Siamo tutti d’accordo, tuttavia, che l’andamento del dado sarà governato esclusivamente dalla fisica di questo mondo. Per farla breve, oltre una certa difficoltà non siamo in grado di predire con ragionevole certezza l’evoluzione degli eventi, che quindi chiamiamo caso. A volte siamo talmente lontani dal poterli descrivere che su questa mancanza di conoscenza basiamo una delle attività principali della nostra specie: il profitto (chi di noi è in grado di predire su quale numero si fermerà la pallina della roulette?).
Passo avanti.
Semplificando, sappiamo che i comportamenti di ognuno di noi dipendono da un cosiddetto sistema nervoso. Anch’esso funziona secondo principi fisici di questo mondo ben definiti e, per quanto riguarda le operazioni elementari (generazione e trasmissione di impulsi), abbastanza chiari. Il problema è che esistono troppi livelli di funzionamento tra le operazioni elementari del sistema e il comportamento umano e quindi, di fatto, non siamo in grado di descrivere le scelte, i pensieri e i sentimenti da un punto di vista fisico: è troppo complicato. La butto lì: possiamo trovare dei pattern di comportamento e riuscire a capirci qualcosa (psicologia?), niente di più. Eppure non dovrebbe esserci nulla di non-fisico alla base: probabilmente, con adeguata conoscenza, sarebbe possibile predire il comportamento di una persona in modo squisitamente deterministico: quando si innamora, di chi, cosa farà se scoppia una guerra. Fortunatamente non è così, e non sarà così prima che la specie umana si estingua.
Passo avanti.
Avendo a che fare con i dadi, ci è comodo chiamare il loro comportamento caso.
Avendo a che fare con le persone, ci è comodo mettere da parte questa parola per tirar fuori una locuzione intellettualmente più avvincente: libero arbitrio.
Nel caso del dado, non potendo derivare le leggi fisiche di evoluzione, diciamo che esso segue un andamento casuale. Nel caso della mente, non potendo derivare le leggi fisiche di comportamento, diciamo che essa segue il principio del libero arbitrio: noi scegliamo.
Così come, per il benessere della nostra esistenza, il caso funziona perfettamente per descrivere uno stupido dado (tanto perfettamente che su questa descrizione basiamo il gioco d’azzardo), il libero arbitrio funziona perfettamente per descrivere il comportamento delle persone. Tanto perfettamente che, su di esso, si basa la giurisprudenza di tutto il mondo: se arreco un danno, si suppone che abbia liberamente scelto di farlo, non che la mia configurazione encefalica lo prevedesse.
Gli attenti lettori di Geodisney obietteranno su una premessa: quella per cui la mente funziona in modo fisico. Esisteranno l’anima e Dio che ha creato l’uomo libero di scegliere e tutto il resto, con la fede alla base. E proprio qui, probabilmente, la discussione si incaglia. Tant’è.
Esiste un enorme numero di eventi per i quali non siamo in grado di fornire una legge fisica che li governi. Per dirla meglio, per i quali non siamo in grado di fornire una legge fisica che li descriva sufficientemente bene. Poiché abbiamo bisogno di descriverli comunque, diciamo che essi sono il caso, e che l’osservazione su di essi ritornerà risultati casuali. Se lanciamo un dado, non siamo in grado di dire quale faccia si appoggerà sul tavolo: non lo possiamo fare perché è troppo complicato fisicamente, troppe variabili in gioco. Siamo tutti d’accordo, tuttavia, che l’andamento del dado sarà governato esclusivamente dalla fisica di questo mondo. Per farla breve, oltre una certa difficoltà non siamo in grado di predire con ragionevole certezza l’evoluzione degli eventi, che quindi chiamiamo caso. A volte siamo talmente lontani dal poterli descrivere che su questa mancanza di conoscenza basiamo una delle attività principali della nostra specie: il profitto (chi di noi è in grado di predire su quale numero si fermerà la pallina della roulette?).
Passo avanti.
Semplificando, sappiamo che i comportamenti di ognuno di noi dipendono da un cosiddetto sistema nervoso. Anch’esso funziona secondo principi fisici di questo mondo ben definiti e, per quanto riguarda le operazioni elementari (generazione e trasmissione di impulsi), abbastanza chiari. Il problema è che esistono troppi livelli di funzionamento tra le operazioni elementari del sistema e il comportamento umano e quindi, di fatto, non siamo in grado di descrivere le scelte, i pensieri e i sentimenti da un punto di vista fisico: è troppo complicato. La butto lì: possiamo trovare dei pattern di comportamento e riuscire a capirci qualcosa (psicologia?), niente di più. Eppure non dovrebbe esserci nulla di non-fisico alla base: probabilmente, con adeguata conoscenza, sarebbe possibile predire il comportamento di una persona in modo squisitamente deterministico: quando si innamora, di chi, cosa farà se scoppia una guerra. Fortunatamente non è così, e non sarà così prima che la specie umana si estingua.
Passo avanti.
Avendo a che fare con i dadi, ci è comodo chiamare il loro comportamento caso.
Avendo a che fare con le persone, ci è comodo mettere da parte questa parola per tirar fuori una locuzione intellettualmente più avvincente: libero arbitrio.
Nel caso del dado, non potendo derivare le leggi fisiche di evoluzione, diciamo che esso segue un andamento casuale. Nel caso della mente, non potendo derivare le leggi fisiche di comportamento, diciamo che essa segue il principio del libero arbitrio: noi scegliamo.
Così come, per il benessere della nostra esistenza, il caso funziona perfettamente per descrivere uno stupido dado (tanto perfettamente che su questa descrizione basiamo il gioco d’azzardo), il libero arbitrio funziona perfettamente per descrivere il comportamento delle persone. Tanto perfettamente che, su di esso, si basa la giurisprudenza di tutto il mondo: se arreco un danno, si suppone che abbia liberamente scelto di farlo, non che la mia configurazione encefalica lo prevedesse.
Gli attenti lettori di Geodisney obietteranno su una premessa: quella per cui la mente funziona in modo fisico. Esisteranno l’anima e Dio che ha creato l’uomo libero di scegliere e tutto il resto, con la fede alla base. E proprio qui, probabilmente, la discussione si incaglia. Tant’è.
Commenti
Probabilmente ineccepibile, in quanto a linearità di ragionamento. Fino ad un passo prima delle conclusioni.
Ma forse, come dire.. Pericoloso.
E sicuramente molto triste.
Vivere in un mondo totalmente predeterminato e, a tratti, solo "troppo difficile" offre, tra le altre conse, una prospettiva piuttosto grigia.
Parlare di "configurazione encefalica", poi, nel contesto in cui l'hai inserito, è quantomeno provocatorio.
Basare una legislazione sull'assunto "errato" dell'effettivo libero arbitrio la renderebbe altrettanto "errata". Eliminando qualche migliaio di anni di storia. (Per non dire altro).
E poi, se vogliamo, la scienza è qualcosa di altrettanto relativo all'uomo. Lo stesso uomo (che ricordiamo rappresentare in se stesso e per se stesso, una variabile troppo difficile da interpretare) può ipotizzare un tentativo razionalizzazione tanto palesemente al di sopra delle sue capacità?
In poche parole..
Se funziona sugli oggetti che cadono, deve per forza funzionare con tutto, anche sugli uomini come tali?
Questa frase è un uomo a dirla.
Per deduzione.
Senza la minima prova a supporto.
Troppo difficile!
Storicamente di errori così se ne sono fatti tanti...
E poi.. anche senza toccare l'anima.. mi sento di tracciare perlomeno una linea sottile, a dividere l'uomo ed il dado.
(ho pensato che il tuo post provocatorio meritasse un commento altrettanto polemico..)
Tuttavia mi permetto di andare oltre. Il libero arbitrio è per definizione (filosofica e teologica) la libertà delle persone fare le proprie scelte. Però non direi che il libero arbitrio possa descrivere il comportamento delle persone; altrimenti agiremmo tutti nello stesso modo. La metto meglio, per me esiste un concetto più elevato del libero arbitrio, chiamalo "anima", chiamalo "coscienza" (basta che ci intendiamo) che è proprio di ogni singolo uomo, è unico in ogni uomo e ne determina il comportamento. Questo spiega perchè il mio "libero arbitrio" non mi consente di uccidere qualcuno, tanto per dire.
Secondo me però non abbiamo inteso bene il tuo post, ho questa sensazione.
Pic.
La mia riflessione era: quando non riusciamo a spiegare in modo convincente un fenomeno fisico del mondo che ci circonda diciamo che esso è casuale. Nel caso della mente umana, però, non parliamo più di caso, perché non ci piace. Parliamo invece di libero arbitrio: siamo noi che scegliamo.
Noi sì, il dado no.
Pic, tu dici che il libero aritrio secondo il mio ragionamento sarebbe un assunto errato. Per me questa eventuale diversità tra natura delle cose (configurazione encefalica) e percezione umana (libero arbitrio) non è un errore, anzi è quanto di più perfetto l'evoluzione umana abbia mai prodotto. Perché? Perché funziona alla grande. Per l'uomo funziona perfettamente assumene che esista un caso ed esista il libero arbitrio: funziona per spiegare certi fenomeni fisici e funziona per i rapporti con altri esseri umani. Il sistema del caso e della scelta è fondamentale, altrimenti nulla avrebbe più senso, e addio giurisprudenza.
Il mio ragionamento stava a un'astrazione più alta: è davvero così, in quanto ad essenza della realtà? Siamo davvero liberi di scegliere? Magari sì, magari no. E' un problema? No, perché tanto la civiltà umana si basa sul presupposto di esserlo (liberi), quindi tutto funziona! Per me, in definitiva, la cosa importante non è la natura ontologica della libertà (mi si passi il termine alto), ma il buon funzionamento della sua interpretazione umana. Se su quella andiamo lisci per me non c'è nulla di triste, indipendentemente da come sta la realtà delle cose.
Poi appunto, l'analogia col dado è solo un'analogia, non ci voglio costruire sopra alcuna deduzione: mi è venuta e sarà una stronzata. Forse.
Defra.
Tu distingui l'anima dal libero arbitrio, e assumi che l'anima stia a un livello superiore, se ho capito bene (cit.). Il mio punto è: quest'anima è fisica o metafisica? Nel primo caso se ne può parlare, nel secondo caso no. Non perché non voglia, ma perché credo che ci bloccheremmo subito: quando entra in gioco il metafisico vale tutto.
Credo che abbia un'importanza fondamentale il funzionamento delle cose, oltre che la loro essenza. Probabilmente perché l'essenza è pensata per star là tutta sola con la cosa, mentre il funzionamento è un arco che collega la cosa all'uomo, centro vero della questione.
Per dirla in un altro modo, a me interessa sapere come la cosa funziona, indipendentemente da ciò che è.
Esempio dado. Ci interessa sapere che il dado in realtà segue leggi fisiche complicate eccetera? No, perché tanto per modellarne il funzionamento utilizziamo la teoria della probabilità e siamo felici così.
Esempio libero arbitrio. Se la mente umana funzionasse secondo un principio completamente deterministico per il quale la configurazione encefalica presente sarebbe sufficiente a predire tutte le scelte future di una persona (e questo è l'azzardo buttato lì nel post), ci interesserebbe qualcosa? Avrebbe una certa importanza? No, perché tanto gli esseri umani assumono tutti di essere liberi di scegliere, e sono tutti d'accordo nell'interagire tra loro sulla base di tale libertà (es. giurisprudenza)! Se ci pensate, questa è una figata evoluzionistica pazzesca, che indica un'altissima adattabilità dell'uomo rispetto alle cose del mondo: chissenefrega di come stanno le cose, io sono umano e le interpreto nel modo a me più conveniente.
Poi appunto, magari la mia analogia col dato è una stronzata e in realtà l'uomo è davvero libero. Il punto è che questo è irrilevante per il buon funzionamento della società, la cui interpretazione comune è comunque già formata. Così come sarebbe irrilevante se fosse Dio e non la fisica a guidare il dado: non ci interessa, perché per noi il caso funziona benissimo.
secondo me la differenza dado(caso)/uomo(libero arbitrio) sta nella parte giocata dal soggetto/oggetto nel tempo che intercorre tra azione e reazione. Mi spiego: dal momento in cui lancio il dado al momento in cui cade, esso soggiace solo a fattori esterni e non può cambiare il risultato. Quando invece la mente deve prendere una decisione, ai fattori esterni (presenti o passati) si aggiungono quelli interni, i quali possono fare (e fanno) la differenza... se poi questi siano genetici, metafisici, chimici, contingenti, sociali, innati, acquisiti ecc, a mio avviso la faccenda non detrae dal fatto che in ciò stia la "libertà". Riassumendo potremmo postulare che nel "caso" a parità di fattori esterni il risultato non cambia, nel "libero arbitrio" può cambiare (proprio per effetto dei fattori "interni").
Un ultima cosa: nel momento in cui non siamo in grado di determinare con precisione ciò che governa un fenomeno, affidarne la spiegazione al caso è tanto arbitrario quanto affidarla a leggi deterministiche attualmente non conosciute. Un ragionamento analogo può essere fatto con il "divino": sostenere o negare la sua esistenza/influenza (peraltro richiamata anche in questo post tramite "l'anima") sono entrambe posizioni non dimostrabili/argomentabili. Ma dato che siamo in tema, resta appannaggio del "libero arbitrio" di ciascuno sceglierne una/nessuna/altre. :D