Post

Visualizzazione dei post da luglio, 2010

scrivere_dellecosechesuccedono

Immagine
The existing list delle cose già dette (e già fatte) è un foglio di carta che tengo nella mia piccola agenda nera. ... Un uomo piangeva, in un caldo giorno di luglio, con le mani strette e rosse sulla balaustra metallica del piccolo ponte. Quasi comicamente teso sul piccolo rigagnolo sporco. Gli uccelli degli alberi vicini, di tanto in tanto, cantavano. Tacevano, di tanto in tanto. L'uomo piangeva lacrime false di colpe commesse. Il sole le seccava sull'asfalto nero e, ancora, era di luglio. Le persone camminavano come camminano ogni giorno. Diritte. In strade diritte di pensieri semplici, ignorando invisibili variazioni. L'ombra delle fronde, mosse di tanto in tanto dal debole vento, inghiottiva l'uomo piangente, ignorato dalla folla in cammino. Una giovane donna, poco lontano, rise di una risata forte ed un poco sguaiata. Il cane di una vecchia signora, con le orecchie grandi e la grandezza di topo, annusò il culo del cane vicino. Grosso pa...

scrivere_damore

Immagine
La sera del poeta è la sera di tutti. Quando il sole basso ha colori di sogno e le nuvole sono le linee disegnate dalla mano di un artista che riconosco. La sera del poeta è sera di silenzio dolce. Di un'anima che si riposa in se stessa. Il vento leggero porta una pace impossibile e le scie dei voli internazionali lasciano scritte illeggibili. Nelle campagne, i piccoli passi di corsa sui pavimenti di legno rieccheggiano in un'eco gaia di amate case vuote. La sera del poeta è la sera del colore del grano. Un bicchiere di vino rosso, mezzo pieno, è posato sul tavolo della cucina. Nella sera del poeta, io aspetto te sola. Attendo seduto sulla mia brutta sedia comoda, e guardo il mondo cambiare nel suo tempo di pace. In un piccolo sorso di vino rosso, aspetto te, ma è come se tu fossi già seduta sulle mie ginocchia e, sorridendomi gentile, mi ripetessi ancora una volta quanto ti piace la sera, in quel momento perfetto di sentimenti vaghi.

scrivere_quattro

Immagine
(Le mani del mio capo sono lisce. Senza calli. Senza cicatrici. Unghie piccole e regolari. Il mio capo ha quasi sessant'anni e io non ho mai stretto una mano così. Sembra di cera. Mi fa impressione.) Ogni volta che appoggio le dita sulla tastiera, mi assale la difficoltà dello scrivere. Le idee che so di avere si nascondono, vergognandosi. Piccole. Ho gli occhi socchiusi e mi godo il rumore dei tasti. Del click leggermente più forte, alla fine di ogni parola. Punto, a capo. Non ci vedo più. Non sono mai riuscito a vedere. Spesso mi sento vecchio e non ne ho motivo. Ci vuole un motivo per scrivere e io credo di non averlo. Per questo tutto diventa difficile. Scrivo per me stesso e per rileggermi. Scrivo perché non riesco a vedermi. Non riesco a guardarmi. Se solo qualcosa volesse uscire senza motivo, un giorno, allora saprei che ci sono. Potrei persino vedere un piccolo pezzettino di paesaggio. Sarebbe facile se potessimo guardarci negli occhi, senza mentire ad...

scrivere_pulp

Immagine
Aveva appena cominciato a pisciare, in quel limbo di non-pensiero che, sempre, accompagna il momento. La porta del bagno accanto si chiuse di scatto, dietro ad un uomo entrato di corsa. Scorreggia tuonante in Si bemolle da due secondi e mezzo. Conclusione a trittico ritmato discendente. Puzza istantanea, di almeno due ottave piu alta. I bagni dei luoghi di lavoro come luogo di recupero di un galateo naturale ormai perduto. Il cibo indiano, alla fine letterale, é sempre quello che puzza di più. Quantomeno riferito agli standard occidentali. In Europa, i tedeschi regnano sovrani.

scrivere_3

Immagine
Muore nel sonno calmo la bestia che abita nello zoo. Muore sazia, lasciandosi alle spalle un mondo piccolo, con un sorriso ebete. L'uomo che pulisce lo zoo, quando la trova, ha un cuore triste. Ma triste per se stesso. Si piange sempre per chi rimane, quando un buon amico se ne va. L'urlo a cui offriva piccole speranze quotidiane non esiste più, nemmeno in potenza. Nemmeno la grossa bestia ce l'ha fatta. Inesistente dignità nel non poter morire di fame. O di crepacuore. Al tempo in cui l'uomo era stato assunto, la bestia si trovava già al suo posto. Forse aveva dei ricordi, la bestia. Forse li aveva l'uomo. Si dice che gli animali, almeno certi animali, non abbiano memoria a breve termine. Ricordano solo fatti remoti. Sensazioni profondamente registrate. Imprinting. Un dimenticarsi giorno per giorno di essere in carcere. E di avere la pancia piena. L'uomo che spazza per terra pensa solo a se stesso, guardando la bestia, ora eternamente...

scrivere_2

Immagine
Nel medioevo, i contadini del piccolo villaggio tedesco potevano vedere il castello del feudatario dovunque si trovassero. Il castello elevato sul colle, a sovrastare. Il castello così vicino, anche. La notte, illuminato di fuoco. Nel loro dovunque, per tutta la vita, tra il mercato e i campi. Con la schiena curva e il volto sudato sotto il sole del mezzogiorno o nella sera fresca tra l'incomprensibile odore di urina, la vita entra un momento, attraverso un pensiero veloce.  Un pensiero così è sempre di paura. Lo sguardo scatta in alto, di riflesso, come un orologio già antico da sempre. In fondo vogliamo solo sentirci al sicuro. Non importa poi se il mondo non ci appartiene. Siamo sempre e comunque poveri piccoli contadini del feudo. (Gößweinstein, Fränkischen Schweiz)